sabato 29 novembre 2008




I giovani d'oggi sono considerati sbandati drogatelli depressi alcolizzati sgallettati menefreghisti senza più ideali. Provate per curiosità a inserire la parola 'adolescenza' in un qualsiasi motore di ricerca. I titoli più ricorrenti sono: adolescenza e tossicodipendenza, adolescenza e depressione, adolescenza tra alcol, depressione e droghe… Ma davvero è giusto vederli così?
Una frase letta su un giornale mi è rimasta impressa: diventare adolescente non significa entrare "per una selva oscura ché la dritta via era smarrita"!
L'adolescenza è un pozzo immenso di sentimenti, emozioni, passioni. È anche ingenuità e freschezza, rispetto al mondo che ci circonda, e pienezza di speranze, di sogni. È l'età in cui nascono curiosità e amori che spesso coltiveremo per tutta la vita. Chi è che da ragazzo non ha mai sognato, non so, di diventare scrittore, medico, attore, star del rock, insomma di fare qualcosa di grande e unico? E non è bellissimo potersi alzare la mattina pensando che oggi è il giorno buono, che l'occasione giusta sta per arrivare, che i sogni non sono solo materiale astratto? Le persone sono proiettate verso il futuro fin dalla nascita. Guardiamo un bambino, ogni volta che impara qualcosa è per andare oltre quello che lui è in quel momento, così va avanti e cresce diventando in ogni istante qualcosa in più dell'attimo precedente. Sono proprio gli anni dell'adolescenza che servono a costruire la nostra personalità attraverso questo sviluppo interiore. E cos'è che più influisce su di noi a questo proposito se non quello spazio-tempo che è la scuola?
Iniziamo ad andare a scuola a sei anni e ci passiamo la maggior parte delle nostre giornate fino a quando non ne abbiamo diciotto. Soprattutto al liceo, tra attività extra-curricolari e rientri pomeridiani, trascorriamo più tempo lì che in famiglia. La vera avventura adolescenziale credo che inizi con la fine della scuola media. All'improvviso ti dicono di scegliere una scuola superiore. Come scegliere? I 'fanciulli', non ancora autonomi, spesso si lasciano guidare un po' troppo e un po' troppo frettolosamente da parenti e amici. Magari si tende di più a seguire l'amichetto, a scapito delle personali attitudini e desideri, per la paura di andare soli verso una specie di terrorizzante salto nel buio. Per fortuna che se ci si accorge in tempo si può sempre cambiare rotta! Una volta arrivati nella scuola dei 'grandi', ti colpisce tutta quella gente strana e sconosciuta che corre tranquillamente in giro per un grande edificio ignoto. Riuscirò a farmi accettare dagli altri? Ci si sente sperduti, tutti e tutto sembrano così enormi e tanto distanti, e il
pericolo maggiore è quello di sentirsi esclusi, messi da parte. Ma dopo i primi giorni passa tutto. E i professori? Sembrano tanto brutti e cattivi, diversi da quelli avuti finora, ma si impara presto a sopportarli, e capisci che lì in mezzo c'è anche qualche persona quasi normale. Poi un bel giorno arrivi in quinta e la paura degli esami non è niente a confronto del terrore, del panico più totale al solo pensiero che, ehi , è finita, che si esce, che ci si ritrova fuori allo sbaraglio. Le lezioni sono sempre più pesanti, non c'è ora che passi senza che qualche simpatico prof si dimentichi di ricordarti gentilmente che ci sono gli esami, che non si fa niente senza un diploma, che devi tenere presente che te lo sei voluto tu se gli orali non saranno tutte rose e fiori… La cosa peggiore è poi che nessuno vuole mai capire che tu sei un comune mortale, che non puoi avere dieci e lode in tutte le materie, che ognuno ha i suoi interessi, predisposizioni, limiti. Ma a parte qualche piccolo dissapore, in ogni caso è un'esperienza senza eguali. I rapporti che si vengono a creare sono unici, sicuramente non paragonabili all'esperienza dell'università, che sarà tutto un altro mondo, dove ti daranno del lei e non sarai nemmeno un nome, ma solo un numero. Sono le piccole cose, quasi la routine a rendere speciale la scuola. Cose come lo squillo della campanella della ricreazione (e vai! cinque minuti d'aria!), o la notizia di una gita, l'arrivo dell'ora della tua materia preferita…

martedì 25 novembre 2008

…Quali sono veramente i pericoli dell’adolescenza?

Abbiamo già detto che per quasi tutti i ragazzi, l'adolescenza significa soprattutto una sola cosa: dimostrare che non si è più “bambini”.
Potremmo forse convincerli che per noi questo è un fatto scontato, ma se il ragazzo ha la sensazione che deve dimostrarlo, è abbastanza naturale che cerchi di mettere esageratamente in evidenza questo fatto. Moltissime manifestazioni dell'adolescenza sono il risultato del desiderio di mostrare indipendenza, parità con gli adulti e virilità o femminilità. La direzione data a queste espressioni dipenderà dal significato che il ragazzo ha attribuito al fatto di essere “adulto”. Se essere “adulto” per lui significa essere libero da controlli, il ragazzo lotterà con tutte le sue forze contro queste restrizione. Molti di loro in questo periodo cominciano a fumare, a bestemmiare e stare fuori fino a tardi la sera. Alcuni rivelano un'ostilità inaspettata verso i propri genitori, e i genitori rimangono esterrefatti nel vedere che un ragazzo così, fino ad allora, obbediente possa essere diventato improvvisamente così disobbediente.
Da questa lotta si sviluppa un atteggiamento antagonistico, e abbiamo così il quadro tipico del “negativismo dell'adolescente”.
Tutti i pericoli dell'adolescenza provengono dalla mancanza di un'adeguata preparazione e di un adeguato corredo di fronte ai problemi della vita. Se i ragazzi hanno paura dell'avvenire, è abbastanza naturale che cerchino di affrontarlo con metodi che richiedono il minimo sforzo. Queste strade facili, però, sono inutili. Più a un ragazzo di questo genere si rivolgono ordini, esortazioni e critiche, più forte diviene la sua impressione di trovarsi di fronte a un abisso. Più noi lo spingiamo avanti, più lui cerca di tirarsi indietro. A meno che non riusciamo ad incoraggiarlo (elogiarlo), ogni sforzo per aiutarlo sarà un errore e lo danneggerà ulteriormente. Finché è così pessimista e spaventato, non possiamo aspettarci che abbia la sensazione di potersi permettere degli sforzi supplementari.
Un gran numero di adolescenti “sconfitti” proviene dalle file dei bambini “viziati”; ed è facile comprendere come l'avvicinarsi delle responsabilità da adulto crei una tensione particolare per dei bambini che sono stati abituati ad avere tutto “scodellato” dai genitori. Essi vogliono ancora mantenere quei “privilegi”, ma diventando più grandi scoprono di non essere più al centro dell'attenzione, e rimproverano la vita per averli ingannati e respinti. Sono stati allevati in un'atmosfera artificialmente calda e ,ora, l'aria esterna sembra loro dolorosamente fredda.
Il ragazzo in questo periodo comincia a sentire il timore di deludere le aspettative di cui era stato sovraccaricato, infatti fino a che veniva aiutato e apprezzato, poteva andare avanti; ma quando arriva il momento di fare degli sforzi indipendenti, gli manca il coraggio e si ritrae.
Concludendo, possiamo dire che esiste una superstiziosa credenza, quasi universale, che considera l'adolescenza come un periodo molto speciale e particolare…Ma questa fase non è un “cambiamento”, è solo la prosecuzione della vita.

mercoledì 19 novembre 2008

I bisogni degli adolescenti


Spesso l’adolescenza viene vista quasi come una malattia, un periodo da “allontanare”, quando in realtà è un tempo importante per la formazione della persona, un tempo di scoperta, un tassello importante della vita!

Ci sono molti “pericoli” nell'adolescenza, ma non è vero che essa può modificare ex novo il carattere: essa mette il fanciullo che cresce di fronte a nuove dinamiche, situazioni, sfide e a nuove prove.
L' adolescenza significa soprattutto una cosa: dimostrare che non si è più “piccoli”.
Essa assume significati differenti a seconda dei fanciulli – acne e disperato tentativo di acquisire una coscienza di sé da una parte, o droga, violenza e sesso dall'altra.
Per i ragazzi che non hanno avuto una crescita serena, questa fase può essere ostica, ma ci sono anche quelli che hanno avuto un'infanzia relativamente “sana” e hanno maturato un saldo senso di autostima e di fiducia in se stessi: per questi fanciulli l'adolescenza può essere veramente un periodo stimolante, di arricchimento e di crescita psicologica.
L’ aspetto decisamente più complicato di questo periodo è l'incredibile altalena tra un umore e l'altro e i turbamenti emotivi che l'accompagnano.
E' un periodo evolutivo in cui il fanciullo sta tentando di crearsi una identità personale, poiché da bambini prendiamo la nostra identità dai genitori, ma, man mano che cresciamo e ci distacchiamo dalle nostre “radici” possiamo scoprire che le nostre aspirazioni sono in conflitto con le aspettative dei nostri genitori. Questo è il motivo per cui uno dei più comuni disagi emotivi dell'adolescenza viene chiamato “crisi di identità”.
Gli adolescenti hanno dei precisi bisogni, quali:
Il bisogno di avere delle “fondamenta” sicure da cui avviarsi alla maturazione. In termini emotivi questo significa innanzitutto un'esplicita assicurazione di affetto, di essere apprezzati ed accettati come singoli individui unici ed irripetibili (… e non quello si vorrebbe fossero). Secondariamente il giovane ha bisogno di sentire che c'è un futuro, e ancor più che in questo “tempo” c'è un posto per lui.
Il bisogno di limiti.
Il bisogno di libertà.
Il bisogno di contenere l'angoscia di base. Alcuni studiosi parlano di “angoscia esistenziale”, e con questo intendono l'angoscia che deriva dal non essere certi di se stessi e della propria posizione rispetto agli altri. L'adolescente si interroga continuamente sulla propria posizione nella società, sull'adeguatezza delle sue funzioni sessuali, sulla sua accettabilità tra i coetanei, se debba trovare un compromesso con le idee dei suoi genitori o se debba senz'altro rifiutarle. Si chiede chi è, perché esiste, e la sua mente è occupata in problemi di essere e non essere, e sul significato dell'essere. L'alternanza di euforia e depressione frutto di questa ricerca (… libertà, autonomia, identità, ecc.) è in gran parte responsabile della volubilità di umore di molti adolescenti.
Il bisogno di far fronte alle crisi di fiducia.
Il bisogno di raggiungere degli obiettivi.
Allora, se teniamo presenti questi bisogni emotivi alcuni degli aspetti disturbanti del comportamento adolescenziale divengono meno intricati, e cominciano a emergere alcuni possibili modi di aiutare i ragazzi. Gli umori imprevedibili, che oscillano da un estremo all'altro, hanno origine ovviamente da un angoscia di base e, soprattutto, dall'indecisione.
Gli adulti tendono a rispondere alla loro instabilità di umore con l'ostilità e il rifiuto, e queste reazioni non fanno altro che peggiorare lo stato d'animo del ragazzo.
Riunirsi insieme in vari gruppi non costituisce solo una forma di protezione ma anche una forma di auto identificazione
Quando soggetti instabili, insicuri, si riuniscono in combriccola, emozioni “più primitive” vengono combinate ed espresse dando luogo ad atti antisociali e di violenza (… si vedano ad esempio gli ultimi episodi di violenza verificatisi in vari stadi italiani ed esteri). Inoltre, la moda nell'abbigliamento, lo stile delle pettinature e del linguaggio sono tutte dimostrazioni di appartenenza ad un gruppo chiuso che contesta tutti gli altri gruppi esterni (l’appartenenza, quindi, non è solo su scala globale e legata al luogo,ma è molto più vicina a noi nella vita quotidiana). Questi modi di porsi, diventano una specie di uniforme attraverso cui identificarsi, comunicare reciprocamente e contestare “gli altri”. Abbiamo visto come la nozione di adolescenza risponda ad un giudizio dato dagli altri e, nello stesso tempo, corrisponda ad alcune modificazioni biologiche e cambiamenti della personalità del soggetto.
Pertanto l’adolescenza è un periodo dove la persona è chiamata ad affrontare delle prove, ma allo stesso tempo è un meraviglioso caleidoscopio di emozioni ed esperienze. (da internet)

lunedì 10 novembre 2008

Cos’è e su cosa si fonda la stima di sé? Quanto influenza la vita delle persone?

Innanzitutto il verbo stimare deriva dal latino “estimare” che significa valutare. Valutare,nella duplice forma: 1. come ciascuno vede se stesso e 2. come si giudica, che tipo di valore si attribuisce.
In questo senso la stima di sé si connota come un'esperienza molto soggettiva, legata più a ciò che ciascuno sente e pensa a proposito di se stesso, che non a quello che gli altri credono di lui; in effetti il giudizio più critico è proprio il nostro! Pertanto, credere nel proprio valore e sentirsi intimamente sicuri, aiuta a rispondere adeguatamente a sfide e opportunità; viceversa, più è bassa la stima di noi stessi, più i nostri obiettivi sono limitati e addirittura più difficile diventa raggiungerli.
La stima di sé è un qualcosa che tocca gli aspetti più profondi e intimi della nostra persona essendo connessa sia al percepirsi come individui competenti - quindi capaci di affrontare la vita, di imparare, scegliere e prendere decisioni adeguate - sia al percepirsi come persone degne di essere amate. A tal riguardo, Christophe André e François Lelord affermano che gli ingredienti che permettono a ciascuno di sentirsi persone competenti e degne d'amore, sono: l'amore di sé , la visione di sé , la fiducia in se stessi. L'amore di sé ( il rispettare se stessi qualunque cosa accada) facilita una visione positiva di se stessi e quindi il credere nelle proprie capacità e il sapersi proiettare nel futuro che a sua volta influenza favorevolmente la fiducia in se stessi e quindi l'agire senza eccessivi timori di eventuali insuccessi o del giudizio altrui.
Quindi,avere alta o bassa autostima si riflette su tre importanti aspetti della vita: il proprio modo di presentarsi agli altri , il passare dal pensiero all'azione per poter realizzare i propri obiettivi e infine il modo di reagire a successi e insuccessi.
In questo senso, il rischio che corrono le persone con una bassa autostima è quello di far prevalere il bisogno di essere accettati su un altro dei bisogni fondamentali dell'uomo che è quello di realizzarsi, obiettivo che viene raggiunto anche attraverso l'esprimere con sicurezza il proprio punto di vista e il proprio valore. Si corre così il rischio di lasciarsi troppo influenzare dall'ambiente (genitori, amici, compagnie) sia per le banali scelte quotidiane sia, in casi estremi, anche per le decisioni che riguardano aspetti importanti della propria vita quali ad esempio gli studi da intraprendere, verso quale professione orientarsi, con chi vivere e così via. A tal riguardo è importante ed interessante analizzare le relazioni che si instaurano tra gli adolescenti per capire quanto realmente le loro scelte siano “farina del proprio sacco”. Avere una buona stima di sé è importante non solo per decidere con maggiore facilità, ma anche per costruirsi degli obiettivi ed essere perseveranti nel raggiungerli investendo in essi le proprie risorse personali.
In ogni caso, ciò che è certo è che ciascuno di noi è unico, speciale, meritevole e degno d'affetto e, sebbene a volte possa sembrare difficile crederlo, ricordarlo può aiutare ad affrontare in modo più efficace le sfide della vita. (da internet)

lunedì 3 novembre 2008

La vita è adesso – Claudio Baglioni

La vita è adesso nel vecchio albergo della terra
e ognuno in una stanza e in una storia di mattini più leggeri
e cieli smarginati di speranza e di silenzi da ascoltare e ti sorprenderai a cantare ma non sai perché.
La vita è adesso nei pomeriggi appena freschi
che ti viene sonno e le campane girano le nuvole
e piove sui capelli e sopra i tavolini dei caffè all’aperto
e ti domandi incerto chi sei tu, sei tu, sei tu, sei tu…
Sei tu che spingi avanti il cuore ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere cosa sarà il futuro.
Sei tu nel tempo che ci fa più grandi e soli in mezzo al mondo
con l’ansia di cercare insieme un bene più profondo
e un altro che ti dia respiro e che si curvi verso te
con un’attesa di volersi di più senza capir cos’è.
E tu che mi ricambi gli occhi in questo istante immenso
sopra il rumore della gente, dimmi se questo ha un senso.
La vita è adesso nell’aria tenera di un dopocena
e musi di bambini contro i vetri e prati che si lisciano
come gattini e stelle che si appicciano ai lampioni, milioni,
mentre ti chiederai dove sei tu, sei tu, sei tu, sei tu…

Sei tu che porterai il tuo amore per cento e mille strade
perché non c’è mai fine al viaggio anche se un sogno cade.
Sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia mentre mi vieni incontro
e imparerai che per morire ti basterà un tramonto.
In una gioia che fa male di più della malinconia
ed in qualunque sera ti troverai non ti buttare via.
E non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso
figlio di un cielo così bello perché la vita è adesso,
è adesso, è adesso.





In questa canzone Baglioni si ritrova a guardare al presente più che al futuro o al passato. Non si può vivere il futuro con l’illusione di un pensiero positivo oppure il passato con il rimpianto del ricordo di ciò che è stato o sarebbe potuto essere di noi… La vita è quella che deve essere vissuta attimo dopo attimo, è davvero troppo bella per farsela sfuggire, insomma la vita è adesso oppure si corre il rischio che non sia mai più!......perchè aspettando la vita si diventa vecchi!
Il messaggio che la canzone vuole trasmettere è “la vita è adesso”, negli affetti che ci circondano, nei gesti che ogni giorno compongono la nostra giornata, in tutto ciò che è facile dimenticare o soffocare, persi dietro agli affanni del domani. Una vita dove l’adesso è l’oggi reale, è il rischio di decidersi e scommettere sul senso dell’esistenza, è il vivere ogni minuto nella certezza che anche questo breve tempo è importante nel cammino della nostra vita.
La canzone è un’esortazione alla vita; la vita è un grande viaggio che non deve mai finire anche se ci troviamo davanti mille ostacoli, “anche se un sogno cade”.
Ci lascia poi un messaggio importante: “ed in qualunque sera ti troverai non ti buttare via. E non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso figlio di un cielo così bello perché la vita è adesso”: Queste parole sono l’invito a non perdere la nostra vita dietro lo scoraggiamento o dietro facili illusioni: sono l’invito a trovare un punto di riferimento, vero, reale, concreto, a non nascondersi dietro l’alcool, la droga, solo perché per un attimo sembrano far star bene, poiché sotto queste “maschere” si nasconde un tesoro…..che deve solo accettarsi per ciò che è realmente!