Sono già passati due anni da questa magnifica esperienza, però rivivo ogni giorno dentro me episodi simpatici ed anche commoventi.
Con il movimento: Pelli Sintetiche ( http://www.pellisintetichefamily.com/ ),del quale faccio parte anch'io, abbiamo girato vari luoghi del centro Italia cercando di portare il nostro stile e di dare servizio in una casa riposo,in un centro per disabili, nonchè portando un pò di gioia e divertimento per le piazze, con le nostre musiche e balli.
Vivendo in semplicità, alloggiando un pò dove capitava con il sacco a pelo e come unica certezza la nostra voglia di vivere,di stare assieme,di gioire per una doccia o un pasto caldo!
Un'esperienza che veramente mi ha aperto gli occhi su molte cose e mi ha arricchito immensamente!
Di seguito ho inserito un'e-mail che avevo mandato ai miei compagni di viaggio,ai miei fratelli!
Ciao! Eccomi qui,dopo cinque giorni di distanza da te,da voi e da questa magnifica esperienza. Solo ora riesco a “riordinare” il pensiero e a trovare e gustare i vari momenti,i sentimenti e tutto ciò che ha composto questi sette giorni vissuti assieme. Di cose da dire ce ne sarebbero tantissime,cercherò di essere breve,anche se un poema uscirà lo stesso,quindi se hai tempo inizia a leggerlo…!!!
Inizio dalla parola:differenza…una parola che a volte fa paura perché fa rima con diffidenza. In questa settimana abbiamo vissuto dentro la differenza;differenza di carattere e persona e differenza dovuta a varie problematiche(nei due centri che ci hanno accolto)…una differenza che abbiamo amato e vissuto con gioia…pensavo a un paragone strano,curioso(o del tutto pazzo!):i nostri piedi! Con le scarpe,le maschere,sembrano tutti uguali….ma invece non esiste un piede uguale all’altro:dita lunghe,corte,storte,dritte…la pianta del piede poi mostra singolari “percorsi geografici”. In questo tempo abbiamo imparato a conoscere le nostre diversità e le diversità delle tante persone incontrate. Ho imparato a scoprire come dietro a ogni limite abitasse un motivo,una spiegazione,una ferita. Che fatica trovare un passo comune…che fatica,a volte, ascoltare i piedi propri e quelli degli altri,ma che forza dalla consapevolezza di andare tutti verso una stessa meta pur nella diversità di ciascuno…che forza dalla coscienza di dover per forza arrivare ma di non poter farlo da soli in salita…che bello l’aiuto reciproco…la diversità è fatica,la diversità è stupore…può tradursi in rifiuto o ricchezza…e per noi è stata un immenso tesoro!
Passo ora alla provvidenza ed alla speranza che ci ha accompagnato…Speranza che illuminava gli occhi degli anziani che abbiamo incontrato e riscaldava,anche se per poco,il loro cuore. Se non ricordo male in ebraico speranza si traduce con: tikvà,che significa anche corda;è bello sapere che la speranza abbia un’anima di corda. Nella parola tikvà c’è il senso di essere legato a qualcuno che non lascia soli. Sì,è una questione di cordata in fondo,la fune può essere bella forte finchè vuoi, ma se quando scali una montagna il compagno a cui sei legato è un irresponsabile,un inaffidabile,il rischio di farsi male c’è,e una buona corda non ti salverà. Per sperare davvero bisogna sperare in qualcuno che non ci deluderà….e che in questi giorni non ci ha affatto deluso!! Qualcuno che ci sta davanti,che ci guida sicuro verso la vetta,che ci aspetta se ci fermiamo,che non ci lascia cadere. Qualcuno a cui legare la tikvà,la corda-speranza,nell’assoluta certezza che,non c’è trucco e non c’è inganno,ci arriveremo davvero lassù in cima….Noi questo Qualcuno l’abbiamo incontrato ed è stato,come diceva Giacomo,il diciannovesimo compagno di viaggio,un tipo veramente fuori dal comune che amava la libertà….e che in questa settimana non ci ha fatto mancare nulla,anzi ci ha donato moltissimo,forse troppo!!!
Mi rendo conto che ancora oggi faccio fatica a trovare le parole per spiegare questo sogno senza fine,come ha detto Alessandro,che si esprime pienamente solo nel mio cuore,nei nostri cuori…Per questo traduco tutto ciò che vorrei dirti con un immenso grazie e un mega abbraccio…concludo dicendo:Ti voglio bene.
“ti”:a te,personalmente,per come sei,per quello che fai,per quello che significhi per me.
“voglio”:sono io a volerlo e non qualcun altro,sono io che lo sento dentro. E siccome lo voglio farò di tutto perché continui ad essere così.
“bene”:perché ho imparato a conoscerti e desidero il tuo bene,la tua felicità…desidero che il sorriso che era sempre stampato nel tuo viso non svanisca mai!!
Grazie fratelli e sorelle!!
Marianna
Con il movimento: Pelli Sintetiche ( http://www.pellisintetichefamily.com/ ),del quale faccio parte anch'io, abbiamo girato vari luoghi del centro Italia cercando di portare il nostro stile e di dare servizio in una casa riposo,in un centro per disabili, nonchè portando un pò di gioia e divertimento per le piazze, con le nostre musiche e balli.
Vivendo in semplicità, alloggiando un pò dove capitava con il sacco a pelo e come unica certezza la nostra voglia di vivere,di stare assieme,di gioire per una doccia o un pasto caldo!
Un'esperienza che veramente mi ha aperto gli occhi su molte cose e mi ha arricchito immensamente!
Di seguito ho inserito un'e-mail che avevo mandato ai miei compagni di viaggio,ai miei fratelli!
Ciao! Eccomi qui,dopo cinque giorni di distanza da te,da voi e da questa magnifica esperienza. Solo ora riesco a “riordinare” il pensiero e a trovare e gustare i vari momenti,i sentimenti e tutto ciò che ha composto questi sette giorni vissuti assieme. Di cose da dire ce ne sarebbero tantissime,cercherò di essere breve,anche se un poema uscirà lo stesso,quindi se hai tempo inizia a leggerlo…!!!
Inizio dalla parola:differenza…una parola che a volte fa paura perché fa rima con diffidenza. In questa settimana abbiamo vissuto dentro la differenza;differenza di carattere e persona e differenza dovuta a varie problematiche(nei due centri che ci hanno accolto)…una differenza che abbiamo amato e vissuto con gioia…pensavo a un paragone strano,curioso(o del tutto pazzo!):i nostri piedi! Con le scarpe,le maschere,sembrano tutti uguali….ma invece non esiste un piede uguale all’altro:dita lunghe,corte,storte,dritte…la pianta del piede poi mostra singolari “percorsi geografici”. In questo tempo abbiamo imparato a conoscere le nostre diversità e le diversità delle tante persone incontrate. Ho imparato a scoprire come dietro a ogni limite abitasse un motivo,una spiegazione,una ferita. Che fatica trovare un passo comune…che fatica,a volte, ascoltare i piedi propri e quelli degli altri,ma che forza dalla consapevolezza di andare tutti verso una stessa meta pur nella diversità di ciascuno…che forza dalla coscienza di dover per forza arrivare ma di non poter farlo da soli in salita…che bello l’aiuto reciproco…la diversità è fatica,la diversità è stupore…può tradursi in rifiuto o ricchezza…e per noi è stata un immenso tesoro!
Passo ora alla provvidenza ed alla speranza che ci ha accompagnato…Speranza che illuminava gli occhi degli anziani che abbiamo incontrato e riscaldava,anche se per poco,il loro cuore. Se non ricordo male in ebraico speranza si traduce con: tikvà,che significa anche corda;è bello sapere che la speranza abbia un’anima di corda. Nella parola tikvà c’è il senso di essere legato a qualcuno che non lascia soli. Sì,è una questione di cordata in fondo,la fune può essere bella forte finchè vuoi, ma se quando scali una montagna il compagno a cui sei legato è un irresponsabile,un inaffidabile,il rischio di farsi male c’è,e una buona corda non ti salverà. Per sperare davvero bisogna sperare in qualcuno che non ci deluderà….e che in questi giorni non ci ha affatto deluso!! Qualcuno che ci sta davanti,che ci guida sicuro verso la vetta,che ci aspetta se ci fermiamo,che non ci lascia cadere. Qualcuno a cui legare la tikvà,la corda-speranza,nell’assoluta certezza che,non c’è trucco e non c’è inganno,ci arriveremo davvero lassù in cima….Noi questo Qualcuno l’abbiamo incontrato ed è stato,come diceva Giacomo,il diciannovesimo compagno di viaggio,un tipo veramente fuori dal comune che amava la libertà….e che in questa settimana non ci ha fatto mancare nulla,anzi ci ha donato moltissimo,forse troppo!!!
Mi rendo conto che ancora oggi faccio fatica a trovare le parole per spiegare questo sogno senza fine,come ha detto Alessandro,che si esprime pienamente solo nel mio cuore,nei nostri cuori…Per questo traduco tutto ciò che vorrei dirti con un immenso grazie e un mega abbraccio…concludo dicendo:Ti voglio bene.
“ti”:a te,personalmente,per come sei,per quello che fai,per quello che significhi per me.
“voglio”:sono io a volerlo e non qualcun altro,sono io che lo sento dentro. E siccome lo voglio farò di tutto perché continui ad essere così.
“bene”:perché ho imparato a conoscerti e desidero il tuo bene,la tua felicità…desidero che il sorriso che era sempre stampato nel tuo viso non svanisca mai!!
Grazie fratelli e sorelle!!
Marianna