giovedì 29 gennaio 2009

Quando finisce la notte
Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno."Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?"."No", disse il rabbino."Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?"."No", ripeté il rabbino."Ma quand'è, allora?", domandarono gli allievi.Il rabbino rispose: "E' quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore".

"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli" (Martin Luther King).

mercoledì 28 gennaio 2009


Father forgets


Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un'ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto.E stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamano sulla faccia, perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.A colazione, anche lì ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: "Ciao, papino!" e io hoaggrottato le sopracciglia e ho risposto: "Su diritto con la schiena!".E tutto è ricominciato da capo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me.Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura.Ti ricordi più tardi come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell'offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, impaziente per l'interruzione, sei rimasto esitante sulla porta. "Che vuoi?", ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l'affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi te ne sei andato sgambettando giù dalle scale.Be', figlio, è stato subito dopo che mi è scivolato di mano il giornale e mi ha preso un'angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; è questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino, non un adulto? Nient'altro per stanotte, figliolo. Solo che son venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna.E' una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti.Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: "E' ancora un bambino, un ragazzino!".Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla spalla. Ti ho sempre chiesto troppo, troppo.
(Bruno Ferrero)


Vogliamo sempre troppo … dagli altri

lunedì 26 gennaio 2009

Il silenzio
Un uomo si recò da un monaco di clausura.Gli chiese: "Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?".Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore:"Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?".L'uomo guardò nel pozzo. "Non vedo niente".Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: "Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?".L'uomo ubbidì e rispose: "Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua".Il monaco disse: "Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata.Ora invece l'acqua è tranquilla. E questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!".
(Bruno Ferrero)

"Quando non ce la faccio più, vado a sedermi vicino a mia nonna mentre lavora a maglia... Mia nonna profuma di cipria e ha un respiro lento lento. Di tanto in tanto alza gli occhi e sorride un poco, di solito però si limita a lavorare e respirare... Beh, mi fa sentire cullata...". ( Amelia, 14 anni )

Oggi scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.

Improvvisamente un giorno ci si rende conto che si fa fatica a vivere, che si fa fatica a respirare, che tutti quei piccoli gesti, che sono il vivere quotidiano, diventano un “qualcosa” che ci richiede uno sforzo immenso, un nuovo compagno, che sarà purtroppo inseparabile, entrerà nella nostra vita: IL DOLORE
Ma non è un dolore fisico, esteriormente siamo sani come pesci, nessuna ferita sanguina, nessuna analisi rivelerà alcuna malattia, nessun analgesico servirà….semplicemente il soffio lieve dell’anima, normalmente silenzioso…sta ansimando, la nostra anima ci sta dicendo “non ce la faccio più”….aiutami…
La fatica di alzarsi, la fatica di lavarsi, vestirsi e pensare devo farlo per chi, per cosa? Aprire gli occhi la mattina, un altro giorno da fare arrivare a sera, ma come? Come posso farcela se questo peso che sento nel cuore mi impedisce di respirare, se questo dolore no non è dolore, se questa straziante morsa mi attanaglia, se questo mostro si è rubato la mia gioia, ha rubato il rumore della mia risata, e in cambio mi ha reso silenzio, mi ha reso pensieri che sono martellanti come ossessioni, e non vanno via. Altri compagni di viaggio, che hanno preso posto, con violenza e forza, nel treno traballante della nostra vita ma noi non gli avevamo dato il permesso.
E ci si chiude nella solitudine, non ci interessa chi ci sta intorno, si entra a far parte dei fantasmi che vivono nel buio di una stanza, dobbiamo concentrarci su quel dolore, sentirlo tutto. A volte una ribellione estrema: ci si veste con la sensazione di scalare montagne, si riesce a trovare la forza di uscire, siamo quasi fieri di questo piccolo immenso gesto. Finalmente siamo in strada, ma ecco un nuovo compagno, il panico si impossessa di noi "un altro passo e cado", no non si cade, ma rimaniamo fermi immobili, sconfitti, non ce l’abbiamo fatta, dobbiamo tornare in quel buio, sentiamo che solo lì siamo al sicuro, nel buio forse i nostri “compagni” non si accorgeranno di noi.
E si piange, le lacrime, quanto piangere, tutte le lacrime del mondo "ma hai tutto, non ti manca niente ma cosa hai?” Ho dentro di me tutto il male che un essere umano può sentire” ma dove ti fa male? Il dottore dice non hai niente.” Ho l’anima ammalata ma nessuno mi crederà.
Qualcuno può crederci, qualcuno ci può aiutare, non ostiniamoci a volercela fare da soli dicendo passerà, mettiamo da parte gli stupidi preconcetti, che è una sconfitta, una vergogna, è la nostra prima vittoria possiamo sconfiggere quel “mostro”, solo ammettere che abbiamo bisogno di aiuto. E’ un passo importantissimo, rivolgiamoci a chi può capire di cosa stiamo parlando, il nostro dolore non è unico, nessuno ha inventato una nuova specie di orribili segreti, o terribili perdite, non siamo delle mosche bianche, quando ci fa male un dente si va dal dentista, perché quando la nostra anima si ammala non gli diamo la possibilità di guarire?
E’ iniziare un cammino verso la luce che sta in fondo a quel tunnel dove ci troviamo, inizialmente doloroso, ma stiamo già soffrendo immensamente, urliamo forte a quei compagni di viaggio che non ci siamo scelti, che non li vogliamo, urliamo a chi ci prende in giro perché andiamo dal medico dei “matti” IO VOGLIO VIVERE, VOGLIO INDIETRO LE MIE RISATE, IL SOLE voglio che la mia anima torni a respirare lievemente, a volare come una farfalla. Abbiamo amato troppo, la vita ci ha ferito, il dolore di una perdita ma non siamo colpevoli, siamo solo immensamente fragili, sensibili.
Nessuno di noi deve accettare di arrivare a punirsi fino a farsi del male, possiamo fermarci un istante prima, basta un solo istante, prima del momento in cui il nostro dolore interiore sarà insopportabile, è più triste vivere nel buio che dire aiutatemi, le persone care, gli amici ce la mettono tutta, ma serve di più.
Lasciamoci aiutare da chi può farlo, ci vorrà tempo, si cadrà ancora ma stiamo lottando per noi stessi, per la nostra serenità. Una mattina ci sveglieremo e penseremo che si, ce l’abbiamo fatta, il nostro piccolo treno sta correndo di nuovo in un prato luminoso, e sul quel treno ci sta la nostra anima che nuovamente ci sorride e vola.

DEPRESSIONE ED ADOLESCENTI
Depressione: un problema poco riconosciuto tra i giovani
Le persone tendono generalmente a vedere l'adolescenza come un periodo di confusione, ricco di cambiamenti d'umore e d'intensi eventi emotivi.
In effetti, gli adolescenti, avvicinandosi all'età adulta, affrontano diverse nuove sfide e pressioni sociali e alcuni vivono con difficoltà questa fase di transizione.
Molti, compresi gli esperti, erano soliti una volta, minimizzare questi cambiamenti d'umore e del comportamento, giudicandoli manifestazioni normali dell'adolescenza, "una fase" da superare per crescere.
C'è tuttavia un numero sempre crescente di prove che dimostrano che tali problemi non sono sempre un aspetto normale del processo di crescita.
Per molti adolescenti, sintomi come la mancanza di gioia, la confusione, l'isolamento, il ritenersi incompreso e manifestare un atteggiamento ribelle possono essere indice di un disturbo dell'umore.
Gli studiosi affermano che gli adolescenti possono ammalarsi di depressione quanto gli adulti.
A tutte le età, la depressione è una condizione che dovrebbe essere presa sul serio, perché si accompagna a gran sofferenza e può interferire significativamente con la vita d'ogni giorno, con il funzionamento sociale e il benessere generale.
Nei casi più gravi, la depressione può portare al suicidio e purtroppo, negli ultimi 30 anni, la percentuale di suicidi tra i giovani è progressivamente aumentata, senza contare le morti dovute a comportamenti a rischio con valenza suicida.
Per fortuna la depressione adolescenziale risponde efficacemente agli interventi terapeutici: questi però non sono sempre messi in atto perché la malattia spesso non è riconosciuta.
Genitori, insegnanti, medici e chiunque sia vicino ai giovani dovrebbe fare uno sforzo per riconoscere la depressione ed intervenire quando necessario.
Se credi di conoscere un giovane che stia soffrendo di depressione, sei nella condizione di poterlo aiutare. E' raro, infatti, che un adolescente riconosca d'essere depresso, perché i giovani possono mostrarsi riluttanti a comunicare ad altri le loro sensazioni di tristezza e le loro emozioni.
Questo testo è stato pensato per aiutarti a riconoscere i molti segni e sintomi della depressione giovanile, soprattutto quelli che possono essere "nascosti" è difficilmente identificabili. Inoltre, quest'articolo vuole offrire incoraggiamento, visto che la depressione è curabile e che poco dopo l'inizio della cura, il giovane depresso potrà essere in grado di vedere la vita in una luce di speranza.

Cos'è la depressione
Per definire la depressione si potrebbe affermare che tutti noi, adulti e giovani, proviamo sentimenti di tristezza in determinati momenti della nostra vita n relazione più o meno diretta con certi eventi. Sono normali situazioni della vita e si risolvono da sole, senza bisogno di cure. Al contrario, una persona sofferente di depressione potrà raramente "cavarsela da solo". Quando usiamo il termine depressione, intendiamo una malattia con sintomi specifici di durata e severità considerevoli.
Una depressione può seriamente minare la capacità di un individuo di affrontare la vita e, come vedremo, può addirittura rivelarsi minacciosa per la vita stessa. È importante rassicurare le persone depresse convincendole che non stanno "impazzendo" e che non c'è nulla di cui vergognarsi. La depressione è una malattia normale e non c' è motivo di provare imbarazzo o vergogna per avere una depressione più di quanto non ve né possa essere per soffrire d'influenza.

La depressione é una malattia frequente
La depressione colpisce persone d'ogni età, sesso, nazionalità, ceto e stile di vita. Chi ha già avuto un episodio di depressione maggiore presenterà in media cinque altri episodi di depressione nel corso della vita, anche se questi dati possono variare molto da persona a persona. Molti giovani presentano il primo episodio di depressione proprio durante l'adolescenza, ma pochi la riconoscono.
Studi recenti indicano che negli ultimi decenni c'è stata un'impennata dei casi di depressione che iniziano durante l'adolescenza, anche se non n'è chiaro il motivo. Il mondo in cui viviamo diventa sempre più complesso e molti giovani si sentono impreparati ad affrontare una serie di scelte e tensioni. Come mai, però, alcuni adolescenti diventano depressi, mentre altri sembrano gestire la transizione verso la vita adulta senza problemi? Non ci sono risposte semplici, visto che la depressione è di solito dovuta ad una combinazione di fattori.

Come riconoscere la depressione
I sintomi della depressione adolescenziale possono essere simili a quelli provati dagli adulti depressi, benché alcuni sintomi compaiono con maggior probabilità nei giovani. Negli adolescenti e negli adulti, i sintomi della malattia possono essere nascosti o mascherati da altre condizioni che sembrano non aver niente a che fare con il "sentirsi giù". Questo può rendere la depressione ancor più difficile da riconoscere.
In genere, la depressione altera l'umore delle persone, il pensiero, le funzioni cognitive, il comportamento, ma più spesso provoca un insieme di cambiamenti. Un giovane depresso può essere visibilmente triste, malinconico, preoccupato, anche se l'irritabilità è un altro sintomo comune. Si perde l'interesse o piacere per quelle attività, cose o persone una volta ritenute gradevoli; è frequente il ritiro sociale. La bassa autostima è comune, così come pensieri negativi per se stessi e sul futuro. Un giovane colpito da depressione può sentirsi confuso ed avere difficoltà nel prendere decisioni. Possono mancare l'energia e la motivazione per i compiti quotidiani, spesso accompagnato da un calo nelle prestazioni scolastiche o lavorative. L'ansia, cioè la sensazione che qualcosa di terribile ed ignoto stia per succedere, frequentemente accompagna la depressione nel giovane così come nell'adulto. Si possono anche sviluppare fobie, paure associate e specifiche situazioni come l'andare a scuola o al lavoro, ad esempio. Man mano che la depressione si fa più acuta, si hanno sentimenti di svalutazione e disperazione. Soggetti depressi gravi possono iniziare a pensare di farsi del male o perfino suicidarsi. Come abbiamo già detto, questa situazione può essere particolarmente pericolosa in un giovane.
Quelli che abbiamo appena citato sono alcuni dei "classici" sintomi della depressione.
Ma la depressione nell'adolescenza può spesso manifestarsi con sintomi non tipici o mascherati. Ad esempio, l'abuso d'alcool e droghe spesso va di pari passo con la depressione giovanile e ne peggiora l'esito. Si possono presentare problemi di concentrazione, così come irrequietezza ed iperattività. Gli adolescenti depressi possono manifestare atteggiamenti antisociali come ostilità, aggressività e comportamenti spericolati oltre a sfidare le regole e l'autorità.
Gli esperti indicano che fino al 20% di tutti gli adolescenti con depressione presentano un particolare tipo di patologia dell'umore noto come disturbo bipolare, caratterizzato da umore ampiamente altalenante sia sopra sia sotto la normalità. Una persona che soffre di questo disturbo può sembrare triste ed abbattuta in un certo periodo (depressione) e in un altro periodo invece mostrarsi eccitata ed addirittura esaltata (mania).
La depressione può anche presentarsi in forma "mascherata" da problemi fisici o da altre condizioni in apparenza completamente non attinenti. Tra questi vanno citati i disordini alimentari come l'anoressia nervosa (grave rifiuto del cibo) e/o bulimia (abbuffate seguite talvolta da vomito procurato). Alcuni soggetti depressi possono sentirsi molto affaticati e desiderare di dormire continuamente, pur senza ristoro. Altri soffrono d'insonnia o di dolori cronici; le cefalee ed i disturbi gastro-intestinali sono pure comuni.

Il rischio del suicidio
E' terribile, ma la tragica verità è che il suicidio è diventata la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 ed i 19 anni. La prima causa di morte è rappresentata dagli incidenti, soprattutto automobilistici e anche tra questi una certa parte sono attribuibili, in forma più o meno diretta, a comportamenti spericolati (per esempio guida spericolata e troppo veloce, guida dopo abuso di sostanze) che spesso esprimono un disagio psichico. La percentuale di suicidio tra i giovani è triplicata negli ultimi 30 anni. Alcuni sondaggi mostrano che circa il 40% degli studenti di scuole secondarie hanno preso in considerazione il suicidio in qualche occasione, più o meno seriamente. Se un giovane (o chiunque tu conosci) ti confida di avere avuto idee di morte o fantasie suicide, la cosa più importante che puoi fare è prenderla sul serio. Vi sono evidenti prove che chiunque parli di suicidio lo stia pensando veramente.
Gli esperti rilevano che la maggioranza dei giovani che tentano di suicidarsi ne hanno parlato in precedenza. Cerca aiuto immediatamente. Un medico o uno psichiatra sono le persone cui rivolgersi. Per ragioni non completamente chiare, certi adolescenti sono più vulnerabili di altri. Occorre porre attenzione ad alcuni segni specifici come le modificazioni marcate della personalità o del comportamento, disturbi del sonno e dell'alimentazione, gravi cadute nella resa scolastica o lavorativa. Molti giovani a rischio prendono la loro tragica decisione subito dopo una delusione come la fine di una relazione, un fallimento scolastico o sociale, un litigio con i genitori o uno scontro con un'autorità. Il ricorso all'alcool è riscontrato in circa la metà di tutte le vittime di suicidio giovanile.

Come riconoscere le situazioni a rischio?
Quali sono i giovani maggiormente a rischio?Non è facile dirlo. Innanzi tutto più ragazze che ragazzi soffrono di depressione e tentano il suicidio. Tuttavia tra i giovani che tentano il suicidio, i maschi portano a termine il tentativo più delle ragazze.
Gli esperti credono di aver individuato tre gruppi d'adolescenti particolarmente sensibili al problema del suicidio.
Il primo di questi gruppi è formato da soggetti che presentano i sintomi "classici" della depressione, quali tristezza e perdita d'ogni speranza. Si tratta di ragazze soprattutto, ma certamente non solo.
Il secondo gruppo è composto da perfezionisti che s'impongono livelli di riuscita molto alti. Questi adolescenti, per lo più maschi, sono spesso ansiosi, isolati e socialmente ritirati.
Il terzo gruppo é formato principalmente da maschi che esprimono la loro depressione con comportamenti aggressivi come l'uso di droghe, sfida con l'autorità ed atteggiamenti rischiosi.
La depressione in questo particolare gruppo può essere maggiormente difficile da individuare, dal momento che questi giovani tendono a negare qualsiasi sentimento di depressione e a rifiutare una proposta d'aiuto. E' una situazione assai pericolosa, perché questi sono i giovani con maggiori probabilità di portare a termine i tentativi di suicidio.

Di seguito sono elencati alcuni comportamenti osservabili, che sono più frequentemente associati ad un rischio di suicidio nei giovani:
- Parlare di morte, di suicidio o farsi del male
- Presenza di panico e d'ansia cronica
- Insonnia costante
- Cambiamenti nelle abitudini di sonno e/o alimentari
- Recenti e ripetuti fallimenti scolastici o lavorativi.
- Cessione d'oggetti personali particolarmente cari

Come mai ci si ammala di depressione?
Non vi sono risposte chiare del perché certi adolescenti diventano depressi mentre altri no. Così come per qualunque malattia alcune persone ne sono maggiormente vulnerabili. Inoltre, la depressione ha molte possibili cause e spesso deriva dalla combinazione di fattori. Diverse pressioni quotidiane possono contribuire fortemente alla depressione giovanile. Esperienze di fallimento, discriminazione o esclusione da parte dei pari, qualunque tipo d'abuso, malattie fisiche e l'eccessiva attesa di successo possono tutte compromettere l'equilibrio emotivo e lo stato mentale dei giovani.
Problemi familiari che compromettono l'autostima o facciano sentire non amati i giovani, spesso giocano un ruolo nella depressione. Un lutto non risolto, sia esso relativo alla morte di una persona cara, alla perdita di un amico o alla fine di una storia d'amore, é un fattore aggiuntivo. Molti giovani vivono eventi stressanti nella vita senza, tuttavia, sviluppare depressione. Come mai alcuni soggetti ne sono più sensibili?
Molti studi dimostrano che i fattori genetici giocano un ruolo importante nello sviluppo della malattia. Sembra che sia più facile diventare depressi se si hanno familiari che hanno presentato disturbi dell'umore.
Nuove e interessanti aree di ricerca si focalizzano sempre più sulla "biochimica della depressione". I ricercatori ora credono che la depressione possa essere causata da uno squilibrio d'alcune sostanze presenti nel cervello chiamate neurotrasmettitori. Quando il funzionamento di queste sostanze è alterato, può manifestarsi la depressione.
Non tutte le risposte sono purtroppo disponibili, ma la ricerca in questo campo é già sufficientemente avanzata ed ha portato alla messa a punto d'efficaci farmaci che alleviano la depressione, correggendo il malfunzionamento dei sistemi chimici che n'è alla base.
Per finire, ma certamente non è meno importante, bisogna aggiungere che droghe ed alcool sono spesso implicati nello sviluppo della depressione in soggetti d'ogni età.

Cominciare una cura
Molti giovani depressi possono beneficiare di una cura. Il primo passo, chiaramente, é prendere contatto con un professionista per confermare un dubbio, per trovare sostegno ed aiuto. Parlarne con il medico di famiglia é una buon'idea, visto che lui é già a conoscenza della storia della salute dei suoi pazienti. Assieme al giovane, la sua famiglia ed il medico possono arrivare a decidere quale tipo di trattamento sia idoneo.
Per alcuni adolescenti potrà bastare soltanto una serie di colloqui di sostegno, in cui talvolta sarà opportuno inserire la presenza della famiglia.
Per altri il medico di famiglia consiglierà una terapia farmacologica o deciderà di consultare uno psichiatra, per confermare una diagnosi dubbia e definire un più preciso programma di cura.

Come agiscono i farmaci contro la depressione?
Si chiamano antidepressivi i farmaci utilizzati nella cura della depressione. Sono ormai molti i farmaci che hanno dimostrato una notevole efficacia nel curare la depressione con sempre minori effetti collaterali.
Il tuo medico può scegliere tra diversi farmaci efficaci per la depressione. Questi farmaci hanno aiutato molte persone a controllare i sintomi ed a riprendere le normali attività quotidiane.
Gli antidepressivi possono essere utili nel correggere le alterazioni chimiche del cervello responsabili della depressione. Gli antidepressivi agiscono aumentando nel cervello la funzione svolta dai neurotrasmettitori quali la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Le più importanti categorie di farmaci per la depressione distinguono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli antidepressivi triciclici (TCA) e gli inibitori della monoamminossidasi (IMAO).
Tutti gli antidepressivi richiedono dalle due alle sei settimane di tempo per migliorare i sintomi della depressione e l'attesa può essere a volte deludente e stressante, ma è molto importante non interrompere la cura. Commenta ciò che senti con il tuo dottore, che ti può aiutare a superare questo difficile periodo. Parla con il tuo dottore dei farmaci più indicati per te. Tutti i farmaci hanno effetti collaterali. Se gli effetti collaterali di un farmaco sono troppo problematici, dillo al tuo dottore. Ti aggiusterà la dose o ti prescriverà un farmaco diverso, più facile da tollerare. E' importante proseguire con i farmaci come indicato dal dottore, anche se ti senti meglio. Se smetti troppo presto potresti avere una ricaduta ed in genere una terapia farmacologica deve essere continuata per alcuni mesi prima di poter essere interrotta.

E la psicoterapia?
Sicuramente una terapia farmacologica è il primo indispensabile passo per iniziare a curare la depressione, soprattutto quando la malattia raggiunge un certo grado di sofferenza. Per alcune persone bastano i farmaci per curare i sintomi della depressione. Per altri, la psicoterapia in combinazione con una cura farmacologica aiuta a raggiungere una migliore comprensione dei sintomi, ad accettarli ed a superarli. La psicoterapia non è in grado da sola di controllare sufficientemente i sintomi della depressione e pertanto è indicata in associazione alla terapia farmacologica.
Può essere d'aiuto avere una persona di supporto per parlare durante un periodo difficile. I giovani in particolare possono trarre beneficio dalla terapia, ove hanno l'opportunità di esprimere i loro pensieri ed i loro sentimenti. Molti stanno meglio al solo sapere che non sono da soli nella depressione.
La psicoterapia può aiutare le persone ad imparare strategie per conoscere ed affrontare la depressione, ad identificare situazioni conflittuali e problematiche della propria vita che possono essere connesse con l'insorgenza della depressione.

Sentirsi meglio
Se sospetti che un adolescente che conosci sia depresso, o se credi di esserlo tu stesso, è importante che questi dubbi escano allo scoperto. Gli adolescenti depressi possono avere difficoltà a comunicare i propri stati d'animo o pensano che gli altri non li possano capire. E' quindi importante avere una buona dose di pazienza, sensibilità, attenzione e comprensione per potersi avvicinarsi ad un adolescente che ritieni possa soffrire di depressione. Quando qualcuno è depresso, è difficile che possa vedere "la luce alla fine del tunnel" ed è quindi importante trasmettere fiducia e speranza, parlandogli e spiegandogli bene che cosa sta succedendo e cosa si può fare.
Un trattamento efficace offre speranza. (da internet)

venerdì 23 gennaio 2009


La storia della matita
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera.A un certo punto, le domandò:"Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me."La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote:"E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto."Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunchè di speciale."Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!""Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. 'Dio': ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perchè devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione."

(Paulo Coelho)


Lasciamo un segno positivo nella storia!!

lunedì 19 gennaio 2009


TUTTA LA FORZA

«Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il piccolino si sf! orzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro. "Hai usato proprio tutte le tue forze?", gli chiese il padre. "Si", rispose il bambino. "No", ribatte' il padre, "perche' non mi hai chiesto di aiutarti"»
(B. Ferrero)



C'è sempre qualcuno disposto ad aiutarci, basta solo aprire gli occhi ed avere il coraggio di chiedere. A volte si fa molta fatica a "domandare una mano" perchè ci sembra di aver fallito un'altra volta e di questo ci vergognamo. In un libro, che ho letto, c'era scritta questa frase: " Non importa perdere, piccola. Si può perdere anche tutta la vita. L'importante è come si perde. Come"